La tendenza del mercato internazionale è quella di una decrescita delle vendite di automobili dotate di motori diesel. Guardando i dati di febbraio, possiamo notare che in Italia, sulle immatricolazione effettuate, il 56% erano diesel e solo il 31,9%benzina. Le ibride rimangono ancora molto indietro, con solo il 3,6%.
I dati relativi al mercato automotive italiano sono stati raccolti e analizzati da E&S (Energy&Strategy) Group del Politecnico di Milano. Secondo quanto emerso, in Italia ci sono circa 40 milioni di auto in circolazione, il 43% diesel e il 49% benzina. Il tasso di rinnovo è del 5%, lo scorso anno sono state immatricolate due milioni di auto: il 56% con motore diesel, che cresce a tassi superiori rispetto al passato. Analizzando i dati di gennaio e febbraio 2018, notiamo che il primatodelle vendite è per i propulsori diesel.
Il suddetto dato italiano non conferma quello che accade invece a livello internazionale, dove invece le immatricolazioni di vetture diesel è in calo. Nel 2017, per la prima volta dopo 8 anni, la vendita di auto benzina ha superato quella diesel. In Germania i propulsori diesel sono stati il 39% delle immatricolazioni in totale, registrando un calo di oltre il 13% rispetto all’anno precedente.
Secondo E&S Group bisognerebbe tenere le città sempre più senzaveicoli diesel, come sta succedendo in Germania. Difficile però per l’Italia, perché è necessario invertire una tendenza ormai consolidata e poi perché il rinnovo del nostro parco auto impiegherebbe tanto tempo: ammesso di non immatricolare più auto diesel da quest’anno, ci vorrebbero comunque più di 8 anni per sostituire completamente i 17,2 milioni di vetture diesel circolanti. In ogni caso, un modo in cui si potrebbe tentare questa strada è incrementare la velocità di rinnovo del parco auto, con nuovi incentivi rottamazione e disincentivando invece l’acquisto di vetture diesel, con l’introduzione di una tassazionedifferenziale sulle immatricolazioni meno friendly al tema dell’ecosostenibilità.
In Lombardia è stato fatto un taglio drastico coi motori diesel, non solamente per motivazioni di carattere green e ecologico, anche se è risaputo che i modelli più vecchi con motore diesel sono sicuramente più inquinanti. Ma gli addetti ai lavori hanno realizzato approfondite analisi che hanno messo in luce le vere cause dello stop agli incentivi: molte procedure di inflazione della Commissione Europea per lo sforamento delle polveri sottili. Motivazione che potrebbe portare costose multe da parte dell’Unione Europea.
Stefano Iorio
La Redazione