Soffre il commercio tradizionale (compresa la grande distribuzione), vola quello on line. L’Istat per la prima volta amplia il campo d’osservazione al commercio elettronico e i dati che emergono non sono confortanti. Anzi, suscitano più di un interrogativo. A gennaio il valore delle vendite al dettaglio è diminuito dell’1,2% sia per la grande distribuzione sia per le imprese operanti su piccole superfici, mentre il commercio elettronico ha registrato un aumento del 2,4% dallo 0,9% di dicembre. Che ne sarà di negozi e piccole botteghe (e se le cose stanno così anche dei grandi supermercati) se le vendite on line dovessero continuare a crescere a questo ritmo?
La diffusione a livello nazionale di dati sul commercio elettronico, sia come indice specifico che come nuova componente dell’indice generale delle vendite al dettaglio, prende avvio – ha spiegato l’Istituto – con i dati riferiti a gennaio 2018 ma con serie storica disponibile a partire da gennaio 2015.
„Gli indici sul commercio elettronico, il cui peso sull’indice generale è pari all’1,9%, misurano l’andamento delle vendite online effettuate da imprese o stabili organizzazioni residenti in Italia a controllo nazionale o estero, la cui attività economica prevalente o esclusiva è la vendita al dettaglio attraverso internet.“
Altra mazzata per il commercio tradizionale, volano le vendite on line
„Come per le vendite tramite i canali tradizionali, anche per quelle tramite internet si considerano solamente le transazioni che hanno come destinatari i consumatori finali e come oggetto i beni di consumo, con alcune importanti eccezioni: le vendite di autoveicoli e motoveicoli, che sono comprese in una diversa voce della classificazione Ateco, nonché i carburanti. Di conseguenza, oltre a queste ultime voci, sono escluse dalle vendite online tutte le prestazioni di servizi tramite internet.“
La crisi dei piccoli negozi
L’emorragia di piccoli negozi e attività di vicinato sembra dunque destinata a continuare. Secondo Confcommercio negli ultimi dieci anni i negozi sono calati di quasi 63mila unità (-10,9%) a fronte di un aumento di quasi 40mila unità (+13,1%) di alberghi, bar e ristoranti e di una crescita del 77,6% del commercio online o porta a porta. Nei centri storici di 120 città medio-grandi – ad esclusione di Roma, Napoli e Milano che non sono state inserite nell’analisi – la riduzione dei negozi è stata dell’11,9%. E sono spariti soprattutto negozi tradizionali, come quelli alimentari e dell’abbigliamento.
Catapano Carmine Vincenzo La Redazione