Manuel Pasqual è uno dei tanti campioni che l’annata d’oro 1982 ha regalato al calcio italiano. Magari non illustre come Alberto Gilardino e Antonio Cassano, nati in quel mese di luglio aureo che regalò all’Italia il terzo titolo mondiale della propria storia, ma la maglia azzurra l’ha indossata eccome pure l’ex terzino e bandiera della Fiorentina, per 11 volte. Un bottino che non sembra migliorabile, dato che dopo l’addio, non senza polemiche, alla maglia viola nell’estate 2016, Pasqual ha scelto di chiudere la carriera sempre in quella Toscana che lo ha adottato fin dal 2002, anno del debutto in B con l’Arezzo.
Retrocesso tra i cadetti con l’Empoli nella scorsa stagione, Pasqual è ora tra i punti di forza della squadra che con Vivarini prima e Andreazzoli poi in panchina punta a un immediato ritorno in Serie A. Le cose stanno andando bene, ma comunque vada il 2018 di Manuel sarà segnato dall’assurda tragedia Astori. I due hanno giocato insieme per una stagione, appunto l’ultima di Pasqual con la Fiorentina. In comune anche la fascia da capitano, che Pasqual ha indossato per 4 stagioni e che Davide ha purtroppo portato solo per pochi mesi, con in mezzo la stagione da alfiere di Gonzalo Rodriguez.
Nel giorno del proprio 36° compleanno, Pasqual ha ricordato Astori intervenendo a Radio Sportiva: “Apprendere una notizia simile è stato un qualcosa di troppo doloroso, tutt’ora quando ci penso mi viene un nodo allo stomaco… Da grande amico mi ha lasciato un grande vuoto. Quale il messaggio più bello di questi giorni? Sono stati tantissimi: la cosa che è balzata agli occhi è vedere tutto il mondo sportivo che ha voluto portargli l’ultimo saluto, è stata una risposta per i suoi genitori e la sua compagna: la conferma che era un grande uomo, ne devono essere fieri”.
“Davide era uno con pochi peli sulla lingua – ha aggiunto Pasqual – ma allo stesso tempo il giorno dopo la sconfitta arrivava al campo con il sorriso di chi vuole voltare pagina: uno spot per il calcio”.
Un ricordo particolare è legato a uno sfogo di cui Astori si rese protagonista nel novembre 2016, pur non ancora capitano, proprio dopo una partita della Fiorentina ad Empoli: ”Se per il bene della squadra doveva dire qualcosa lo faceva senza pensare a possibile conseguenze personali, questo contraddistingue non molti giocatori ma solo i grandi uomini”.
Carmine Cilvini
La Redazione