Privacy, da oggi cambia tutto. O, comunque, molto. Probabilmente, la maggior parte di voi avrà già ricevuto più di una mail che annuncia la nuova normativa. A partire da oggi, infatti, entrano in vigore le nuove norme sulla privacy, il regolamento Ue 2016/679, noto come Gdpr (General Data Protection Regulation).
Il testo, 99 articoli, che andrà a sostituire le leggi vigenti in materia in Italia e nel resto dei Paesi dell’Unione, è stato fortemente voluto dalla Commissione europea per tutelare la privacy dei cittadini e dei residenti comunitari.
Basti pensare che oggi oltre 250 milioni di cittadini europei hanno accesso ad Internet ogni giorno e condividono enormi quantità di dati personali. Un lunghissimo elenco di dati sensibili sui quali c’è stato, fino ad ora, pochissimo controllo e dalla cui condivisione derivano numerosi rischi potenziali, come le divulgazioni non autorizzate a scopo di lucro, il furto o l’abuso di identità online.
Un recente sondaggio sulla Data Protection, commissionato dalla Commissione Europea, ha stabilito che poco meno di 8 italiani su 10ritengono di non avere il controllo completo dei propri dati personali, mentre 6 su 10 dichiarano di non fidarsi delle aziende che operano online.
Tra i punti cardine della nuova normativa ci sono il diritto all’oblio e alla portabilità dei dati, le notifiche di violazione agli utenti e alle autorità nazionali, le modalità di accesso ai propri dati personali semplificate e la possibilità per le imprese di rivolgersi a un’unica autorità di vigilanza.
Fondamentale in quest’ottica poi, sarà la figura del ‘responsabile della protezione dati’ di cui saranno chiamate a munirsi tutte le realtà, pubbliche e private, che trattano informazioni sensibili: un vero e proprio “controllore” insomma, la cui consulenza diventa fondamentale in ogni ambito per evitare le sanzioni salatissime previste dal Regolamento.
CHE SUCCEDE ORA? – Non sarà affatto facile adeguarsi a tutte le nuove norme, compresa quella delicatissima della tutela della privacy dei minori, che per utilizzare servizi online d’ora in poi avranno bisogno dell’autorizzazione dei genitori fino ai 16 anni. E se, medie e grandi impresesono avvantaggiate nel mettersi in pari con le nuove norme, è facilmente ipotizzabile che le piccole realtà avranno più di qualche problema.
Discorso a parte per il mondo della sanità che deve tener conto dell’abnorme mole di dati sensibili da gestire e proprio qualche giorno fa è arrivata una richiesta di chiarimento dal Sindacato dei medici italiani (Smi) al Garante della Privacy “affinché vengano precisati alcuni nodi irrisolti” dell’applicazione del Regolamento.
Catapano Carmine Vincenzo
La Redazione