“Il nostro tempo”, il corto del regista Luigi Nappa, al Festival Tulipani di Seta Nera.
Il nostro tempo, il cortometraggio che porta all’attenzione del pubblico la “Sindrome di Usher”, partecipa al Festival Internazionale Film Corto Tulipani di Seta Nera.
Della sindrome di Usher, forse, non si parla abbastanza. Eppure, sulla base Istat, sono allarmanti i dati emersi nel 2016, da una ricerca promossa dalla Lega del Filo d’oro. L’Istituto Nazionale di Statistica dichiara che si attestano sulle 189 mila le persone affette in Italia da problematiche legate alla vista e all’udito – parliamo dello 0,3% dell’intera popolazione italiana – di cui circa 108 mila, di fatto, relegate in casa in quanto, ai problemi di vista e udito spesso si aggiungono altre gravi forme di disabilità di tipo motorio e intellettivo, oltre a danni neurologici, patologie organiche, ecc. Una sindrome che, in molti casi, porta a una condizione di pluri-minorazione psicosensoriale.
Il nostro tempo, corto toccante, racconta, con passione e delicatezza, della poco conosciuta sindrome di Usher.
A parlarci de Il nostro tempo, è proprio il regista e co-sceneggiatore Luigi Nappa.
Dottor Nappa, ci vuole raccontare di questo cortometraggio?
Il nostro tempo è una storia realizzata in collaborazione con La lega del filo d’oro per far sì che le persone prendano coscienza della sindrome di Usher. E’ fondamentale far saper che esistono persone con sordità neurosensoriale associata a retinite pigmentosa e relativa perdita progressiva della vista. Nonostante non riescono ad utilizzare tutti i 5 sensi, queste persone hanno una sensibilità spiccata e tanta voglia di fare.
Perché avete deciso di partecipare al festival Tulipani di Seta Nera?
Fin dall’inizio era nelle nostre intenzioni portare questa sindrome all’attenzione di un vasto pubblico. La storia è così forte che resta nella pelle. Fa riflettere, emoziona e racconta cose vere.
Come è arrivato alla stesura della sceneggiatura?
Il cortometraggio parla di questa sintomatologia sconosciuta al 90% delle persone che non hanno contatto diretto o indiretto con la Sindrome di Usher. Una mia amica attrice, Fenicia Rocco, mi propose di portare alla luce la storia di queste persone attraverso un corto. Essendo stata per un certo periodo assistente sociale presso la Lega del Filo d’oro, conosceva bene tutte le difficoltà delle persone con questa malattia. Mi affascinò subito con il racconto di alcune storie. Insieme abbiamo scritto la sceneggiatura, dove lei stessa è protagonista nel ruolo di una studentessa.
Qual è la trama del corto?
La protagonista ha grosse difficoltà con la tesi e, non sapendo bene quale argomento scegliere, si rivolge, senza successo, al preside, intrepretato da Gianfranco Gallo. La studentessa con la sua arroganza e rabbia si scontra con un sordocieco. Quest’ultimo non solo le diventa amico, ma la invita alla Lega, dove lei prende spunto per la sua tesi. Il finale è molto toccante perché si vede la sua trasformazione attraverso l’esposizione della tesi, alla presenza di un pubblico atipico. E’ davvero emozionante vedere i sordociechi che con le proprie difficoltà cercano di seguire la loro nuova amica.
Un cortometraggio, dunque, che merita di essere votato?
Sicuramente sì! Votare e fa vincer questo corto permetterebbe a molte più persone di conoscere questa sindrome.
Qual è la principale peculiarità del film?
Le persone affette da sindrome di Usher hanno recitato insieme agli attori principali, facendo emozionare tutto lo staff durante le riprese.
Ci parla degli attori presenti nel cast?
Quando abbiamo mostrato il copione, tutti sono rimasti particolarmente colpiti dalla storia e dalla sindrome. Così, molti hanno prestato la propria immagine gratuitamente per la realizzazione del corto, nonostante i tempi di realizzazione un po’ lunghi a causa delle difficoltà degli attori sordociechi. Fra questi, Gianfranco Gallo (famoso per la serie Gomorra), Luca Grispini (L’isola di Pietro e Don Matteo 9), Eva Moore (L’isola di Pietro) e Ferdinando Terrinoni (Un posto al sole).
Quali persone hanno fatto parte della troupe?
Il mio maestro Sergio Buzzone, che ha curato la fotografia insieme al suo assistente Francesco Norcia. L’ aiuto regia Mariarosaria Clementi, la make up artist Monica Giglio e il fonico Raffaele De Lucia.
Lei è autore di molti cortometraggi di successo. Perché tiene tanto a questo prodotto?
Ho vinto diversi premi girando corti sul sociale e sulle paure, oltre e qualche documentario, ma questo lavoro è molto diverso. Abbiamo cercato di vedere la sindrome non come handicap, ma come opportunità di scoprire nuove realtà. Nonostante i pochi soldi a disposizione, con Fenicia Rocco siamo riusciti a realizzare un’opera davvero meritevole. Infatti, con Il nostro tempo abbiamo già vinto un premio al Festival di Venezia e siamo riusciti ad arrivare a Los Angeles Film Festival tra i 6 finalisti.
Un cortometraggio che ha già avuto tanto successo, merita davvero tutta l’attenzione del pubblico. Allora, invitiamo i lettori di Skupmagazine a guardare “Il nostro tempo” e, se vi piace, a votarlo!