Ci sono ancora speranze per tutti i malati di Alzheimer e per le loro famiglie. Da anni ormai gli studiosi sono alla ricerca di una cura e ora avrebbero scoperto il meccanismo che compromette la memoria e un nuovo anticorpo. Si tratta di due scoperte importantissime che in futuro potrebbero aiutare gli scienziati a mettere a punto un farmaco in grado di fermare questa terribile malattia.
Il primo studio importante, che ha portato alla scoperta del meccanismo che agisce sulla memoria, compromettendola, è stato realizzato da alcuni studiosi italiani. Gli esperti hanno individuato nell’area tegumentale ventrale – una piccola regione del cervello – un ruolo chiave nel progredire dell’Alzheimer. Questa zona infatti rilascia la dopamina, una molecola “messaggera” che, quando viene compromessa, causa gravi problemi all’ippocampo, il centro della memoria nel cervello
La scoperta è stata pubblicata e illustrata sul Journal of Alzheimer’s Disease e potrebbe presto portare alla creazione di farmaci in grado di stimolare il rilascio della dopamina. Lo studio è stato realizzato da Annalena Venneri, studiosa presso lo Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) in Gran Bretagna.
“La nostra scoperta indica che se l’area tegmentale-ventrale (VTA) non produce la corretta quantità di dopamina per l’ippocampo, questo non funziona più in modo efficiente – ha spiegato -. Questa scoperta può potenzialmente condurre a un nuovo modo di intendere gli screening per la popolazione anziana in caso di primissimi segnali di Alzheimer, cambiando la modalità in cui vengono acquisite e interpretate le scansioni diagnostiche del cervello e utilizzando differenti test per la memoria”.
I ricercatori dell’Università di Washington invece hanno scoperto l’esistenza di un anticorpo (l’Hae-4) in grado di eliminare le placche amiloidi che provocano l’Alzheimer. Queste placche infatti si formano nel cervello molto prima che si presentino i primi segni della malattia, danneggiando anche le cellule vicine.
Grazie ad una diagnosi precoce e rimuovendo queste formazioni, si potrebbero limitare tutti i fenomeni legati alla malattia, dalla perdita di memoria al declino cognitivo. Per ora gli studi sono ancora in corso, ma gli scienziati sono certi che la strada intrapresa sia giusta e che presto sarà possibile somministrare ai pazienti dei farmaci in grado di sconfiggere l’Alzheimer.
Alessandra D’Agostino
La Redazione