Una vita d’inferno. Una vita da prigioniera nelle mura di casa sua, controllata in ogni suo movimento da un marito-padrone che l’ha vessata e maltrattata per anni. È una storia agghiacciante quella che arriva da Sant’Arcangelo di Romagna, nel Riminese, e che ha come vittima una donna marocchina di 35 anni, sorvegliata a vista nella sua abitazione dal compagno, un 51enne nordafricano.
La storia, racconta RiminiToday, è venuta alla luce grazie ad un’email in lingua araba arrivata ai carabinieri. A scrivere, dal Marocco, era il padre della 35enne che chiedeva disperatamente aiuto. Sono così iniziati gli accertamenti dei militari che, con tutte le cautele del caso, sono riusciti ad avvicinare la vittima.
Donna segregata in casa, otto anni di violenze e minacce
È emersa così una storia inquietante di prevaricazioni e maltrattamenti. Alla donna era vietato di avere contatti di qualsiasi tipo con estranei, di trovarsi un lavoro e perfino di imparare la lingua italiana. Era segregata in casa. Ma anche tra le mure domestiche doveva soppesare ogni gesto.
Controllata con le telecamere
Per accertarsi che la moglie non sgarrasse, il marito della donna aveva infatti installato un sistema di videosorveglianza nell’abitazione e, per essere sicuro che la 35enne non si allontanasse, le aveva portato via i documenti di riconoscimento e di soggiorno.
La vittima, inoltre, ha raccontato ai carabinieri di non avere mai avuto denaro a disposizione per sé e per i suoi due figli: era il marito che faceva la spesa acquistando solo i prodotti strettamente necessari e quelli di suo gradimento.
Divieto di avvicinamento per il marito-padrone
Per la 35enne è la fine di un incubo. Forse. Nei confronti del marito-padrone è stato emesso un provvedimento restrittivo: l’uomo non potrà più avvicinarsi alla residenza e ai luoghi frequentati dalla moglie, con obbligo di rimanere ad una distanza non inferiore ad un chilometro.
Alessandra D’Agostino La Redazione