Con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, torna in cima alle cronache parlamentari l’abolizione dei vitalizi ed i relativi interventi sulle pensioni di deputati e senatori. Tema che finirebbe per dominare i lavori soprattutto in caso di governo breve, in cui Lega e Movimento Cinque Stelle sfrutterebbero proprio i tagli alle Camere per assicurarsi un ulteriore pieno elettorale alle prossime eventuali elezioni anticipate (presumibilmente nel 2019 insieme alle Europee).
- i neoeletti non matureranno più una pensione a 65 anni di età anche dopo cinque anni pieni di legislatura.
- Tutti gli altri conserveranno la pensione, ma il suo importo sarà profondamente abbassato in quanto ricalcolato con il metodo contributivo.
E questo varrà sia per i parlamentari che per gli ex parlamentari già andati in pensione.
Per i neoeletti non ci sarà più nemmeno il diritto alla pensione di 1.000-1.200 euro al mese a 65 anni e dopo cinque anni di legislatura. Per loro la Camera e il Senato verseranno i contributi nei cinque o più anni di legislatura e questi verranno cumulati con quelli versati all’Inps o ad altri istituti previdenziali durante il normale percorso lavorativo. Per gli altri parlamentari (compresi gli ex parlamentari) l’assegno sarà ricalcolato con il solo metodo contributivo.
Alessandra D’Agostino
La Redazione