Tema del Met Gala: «Gilded Glamour», ovvero l’epoca d’oro della storia americana, compreso tra il 1870 e l’inizio del ‘900 (avete presente le eroine dei romanzi di Edith Wharton, come la Ellen Olenska de L’età dell’innocenza? Ecco, quella storia lì). Via libera dunque a sfarzo e decori, a ruches e pizzi dal sapore d’altri tempi, a oro e dettagli preziosissimi.
Svolgimento: il red carpet del Met Gala, che segna il vernissage della mostra del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York (apertura al pubblico il 7 maggio) dal titolo In America: An Anthology of Fashion.
Voto: bene, ma non benissimo. Nel senso che non proprio tutti gli ospiti dell’ambitissima serata di festa, la più glamour dell’anno dell’East Coast, hanno capito (forse) e rispettato (di sicuro) il tema del dress code proposto. Se un applauso, in questo senso, va per esempio a una delle host della serata, Blake Lively, sontuosa come non mai in Atelier Versace, non lo stesso si può dire per molte delle ospiti, che seppur chic e sensuali, hanno voluto giocare la partita con le loro personalissime regole.
Nel girone dei «rispettosi», di quelli che si sono dati da fare per centrare l’obiettivo dell’aderenza al tema della serata, ecco allora Nicola Coughlan di Bridgerton (e grazie, lei e le colleghe partivano già ben svezzate sulla questione Gilded Era) e Billie Eilish (quasi un costume di scena il suo Gucci), Ariana De Bose (un Moschino è sempre una buona idea, in casi come questo) e Sarah Jessica Parker nel suo Christopher John Rogers (una che sa come si fa, e quando c’è da dimostrarlo non si tira mai indietro), Kaia Gerber (bella, bellissima in McQueen) e persino Cara Delevingne, promossa nonostante (o forse proprio grazie) la sua personalissima interpretazione: via il giacchino, eccola a seno scoperto dipinto e decorato d’oro.
Tra le «anarchiche», invece, metteremmo in primo luogo tutte quelle – e sono tantissime – che hanno scelto il rassicurante nero o l’impeccabile bianco: chic, eleganti, classici certamente, ma forse non sufficientemente wow! per rispecchiare il tema proposto. Da Julianne Moore in Tom Ford (divina, per carità, ma sottotono) a Kerry Washington (sexy, ma non basta), da Amy Schumer (boh) a Venus Williams (che evidentemente proprio non ne aveva voglia), così come Kendal Jenner (il suo, firmato Prada, è però lo strascico più lungo della serata: onore al merito!).
Capitolo a parte, il battaglione delle punk rock goth in pelle nera: saremo noi certamente a non cogliere, ma il senso degli outfit di Bella Hadid, Nicki Minaj e Irina Shaik, in singolare armonia di stile (ci deve essere sotto un segreto piano sovversivo) ci sfugge completamente.
Tre le menzioni speciali da fare, infine. La prima per Chiara Ferragni e Fedez al loro debutto di coppia su questo tappeto rosso. Bello vederli sorridenti e giusto festeggiare con loro. La seconda per il sempre geniale Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che sceglie di sdoppiarsi e di formare una nuova coppia di gemelli diversi con il suo alter ego Jared Leto.
La terza, infine, per quel geniaccio di Kim Kardashian, che ripesca il più che iconico abito disegnato da Jean Louis e indossato da Marilyn Monroe per il suo leggendario Happy Birthday cantato al presidente Kennedy. Questo sì che è sapersi e voler divertire, questo sì che è autentico senso per lo show! (Ma che cosa avrà voluto dirci?!).