I rifiuti sono una merce. Nel 2014 l’Italia ha esportato 3,2 milioni di tonnellate di immondizia, di cui il 71% costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 29% da rifiuti pericolosi. Rispetto al 2013 c’è stata una flessione nell’export di 4,7% pari a circa 200 mila tonnellate.
Quanto alle importazioni, l’Italia importa indicativamente 6,2 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno di cui 166 mila pericolosi. Il Paese dal quale importiamo il maggior numero di rifiuti è la Germania con 1,2 milioni di tonnellate. Il 94% di queste è di natura metallica e alimenta in particolare le imprese trasformatrici della Lombardia. Segue l’Ungheria con 953.914 tonnellate, la Francia con 833.455 tonnellate, la Svizzera con 688.734 tonnellate, l’Austria con 645.050 tonnellate, la Slovenia con 500.126.
Per rifiuti pericolosi si intendono i rifiuti che contengono al loro interno un alto livello di sostanze pericolose o inquinanti e che quindi devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti normali. Dove possibile bisogna renderli innocui, ovvero trattarli in modo da ridurne la pericolosità. Si tratta per esempio di rifiuti legati alla raffinazione del petrolio, a processi chimici, relativi all’industria fotografica e metallurgica, gli oli esausti, i solventi, gli scarti della produzione conciaria e tessile, sottoprodotti della ricerca medica e veterinaria, oltre che gli stessi impianti di trattamento dei rifiuti. A livello urbano i rifiuti pericolosi più comuni sono ad esempio i medicinali scaduti e le pile, che in effetti vengono raccolti e smaltiti separatamente dai altri rifiuti generici.
Sempre a proposito di gestione dei rifiuti, fa piacere sapere che l’Italia è una nazione attenta al riciclo: circa il 79% dei rifiuti viene infatti recuperato. Fortunatamente l’Italia e l’Europa più in generale, sono sempre più orientate verso l’ottimizzazione delle politiche di gestione dei rifiuti e la circolarità delle risorse.
Gennaro Sannino
La Redazione